Palazzo Antonini Maseri

di Martina Lorenzoni Fotografie: Luca Laureati Coordinamento editoriale: Forum editrice universitaria udinese

La storia del Palazzo

Palazzo Antonini-Maseri fu eretto nel Cinquecento per volere di Floriano Antonini, appartenente a una delle famiglie più influenti di Udine. Floriano era un personaggio di spicco in città e si era distinto per la sua cultura umanistica, derivatagli dalla frequentazione dello studiolo di Pisa e dai suoi contatti con diversi intellettuali.
Non sorprende dunque che per il suo palazzo si sia rivolto al maggiore architetto umanista in ambito veneto, Andrea Palladio, conosciuto probabilmente a Venezia nel 1554.

Benché non vi siano documenti che permettano una precisa datazione del progetto, l’avvio dei lavori è tradizionalmente fissato intorno al 1556, anno in cui al Palladio venne commissionata l’erezione dell’Arco Bollani antistante la salita del Castello. Nel 1559 i lavori
erano comunque già incominciati e l’edificio risultava agibile.

Floriano, morto senza eredi maschi, lasciò il palazzo alle figlie naturali, Violante e Clemenza. Probabilmente a seguito di un accordo tra sorelle, passò quindi alla famiglia del marito di Violante, i Carrara di Portogruaro, che però lo cedettero piuttosto in fretta. Dopo una serie di passaggi e vendite, fu infine riacquistato dagli Antonini nel 1696. Giovanni Daniele del ramo di borgo Grazzano decise subito per una serie di interventi, tra cui la realizzazione sul soffitto del vestibolo di un grande stemma, con al centro l’arma degli Antonini e intorno ad esso quella delle quattro famiglie che si erano imparentate con loro attraverso strategie matrimoniali.

Ultimo proprietario della famiglia fu, nell’Ottocento, Rambaldo, le cui scelte sbagliate causarono la perdita dei suoi averi e il conseguente pignoramento del palazzo.
Esso fu acquistato all’asta nel 1888 da Pietro Badino, cognato di Rambaldo, il quale a sua volta, nel 1899, lo vendette alla Banca d’Italia, che vi insediò la sede udinese. A seguito della sua chiusura nel 2009, si decise di mettere in vendita l’edificio.

Fu acquistato nel 2018 dal professor Attilio Maseri che lo ha donato all’Università degli Studi di Udine.

Il progetto palladiano

Il progetto palladiano concepisce il palazzo come un edificio ambivalente: palazzo urbano per quanto riguarda il prospetto verso la strada, con il suo piano terra caratterizzato da colonne ioniche a bugnato rustico e piano nobile con colonne di ordine corinzio; villa suburbana per quanto riguarda la facciata verso il giardino e verso il Zardin Grand (l’attuale piazza Primo Maggio), che all’epoca era zona agricola. Tale progetto non è perfettamente riconoscibile (manca per esempio il frontone in facciata) e ciò è dovuto al fatto che l’architetto non seguì personalmente i lavori e che furono realizzate alcune modifiche in periodi successivi.

Dell’idea originale viene rispettata la planimetria, con il piano terra cui viene riservato un ruolo fondamentale: non più spazio destinato ad ambienti di servizio, che vengono invece collocati nelle zone laterali, quanto piuttosto luogo di rappresentanza. Esso è concepito all’antica, con un loggiato esterno e un atrio tetrastilo (cioè con quattro colonne) cui si accede passando per un vestibolo.

Lo scalone

Lo scalone attuale è risultato di una modifica settecentesca, mentre l’affresco sul soffitto fu realizzato nella seconda metà del XIX secolo dal pittore Tommaso Turk: si tratta di un dipinto dal forte impatto scenografico, con l’illusionistica raffigurazione di una cupola finemente decorata che moltiplica lo spazio in altezza.

Il salone

Agli inizi del Settecento si data la decorazione del salone d’onore al piano nobile. Esso è abbellito con pregevoli stucchi nella fascia alta, mentre le pareti sono affrescate con figure di telamoni monocromi ed enormi putti, reggenti ghirlande e mascheroni. Tali affreschi sono opera di Martin Fischer, che appone firma e data (1709) negli spazi a lato dell’accesso alla sala e in quelli fiancheggianti la finestra centrale.

Interventi ottocenteschi

Oltre al già menzionato affresco dello scalone, all’Ottocento risalgono altre opere di pregio: tra queste i quattro bassorilievi della cosiddetta sala del consiglio (oggi portati nella loggia conosciuta come giardino d’inverno), rappresentanti episodi dell’Iliade ed eseguiti dal veronese Luigi Zandomeneghi, e gli affreschi di soggetto antico eseguiti nel 1818 dall’udinese Odorico Politi, successivamente staccati ed oggi in deposito presso i Civici Musei di Udine.

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Raccolta fotografica

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